Collana «Il Carro di Tespi» Testi e strumenti del teatro greco-latino

Questa nuova collana scientifica dedicata al teatro greco e latino è pensata per tutti gli studiosi del settore che vogliono contribuire, con i loro lavori, a riaffermare il ruolo della classicità nella storia del teatro europeo. Vorremmo dunque creare un ponte ideale che colleghi filologi, letterati, antropologi, registi e attori, attraverso testi e trattati capaci di saper comunicare questo messaggio in modo accattivante e seduttivo. Un’edizione critica, un manuale o un libro impostato secondo criteri diacronici consoni alla contemporaneità, può aiutare la corretta interpretazione della tragedia o della commedia antica. Certi di questo ringraziamo fin da ora tutti coloro che crederanno in tale progetto o contribuiranno a farlo affermare.
 
La collana è pubblicata per i tipi dell'Editore dell'Orso di Alessandria sotto la direzione del professor Francesco Carpanelli.
 
International Advisory Board: Emily Allen-Hornblower, Angela Andrisano, Tommaso Braccini, Lowell Edmunds, Giulio Guidorizzi, Enrico V. Maltese, Silvia Milanezi, Xavier Riu, Silvia Romani, Robert W. Wallace. ​
 
Lavori e contributi già pubblicati: ​

Da Eschilo a Seneca la tragedia indaga, incessantemente, le vicissitudini dei figli nati dalle unioni tra divinità ed esseri umani; nella loro infanzia mancata, nei traumi causati dall’abbandono, nell’incertezza della quotidianità, il tema affrontato nel teatro vede spesso un epilogo positivo per questi ragazzi, una volta cresciuti, a dispetto della dissonante relazione che i loro genitori hanno avuto. Un modo per indagare l’essenza metafisica degli dei e del loro rapporto con il mondo, quello che secondo Epicuro è il disinteresse totale di questi per le vicende umane e che Lucrezio nei primi versi del primo libro del De rerum natura liquida, nel sacrificio di Ifigenia, come una sublimazione della loro ferocia. Il teatro drammatico greco e latino rende invece questo aspetto fondamentale per la propria giustificazione, insegnando così al pubblico che i genitori rappresentano solo un tassello della formazione di quel cittadino ideale, che rimane il soggetto di tutte le rappresentazioni del mondo antico e che può invece formarsi solo con l’esperienza e con l’accadere di vicissitudini positive o negative.
 
“Susarione, chi era costui?”. Secondo alcune fonti ellenistiche e post-ellenistiche si sarebbe trattato nientemeno che dell’inventore della commedia greca, probabilmente originario di Megara, per la precisione dell’antico borgo di Tripodisco. L’interrogativo iniziale, di sapore manzoniano, ha dunque ispirato una ricerca impostata su un duplice binario: analizzare le testimonianze relative a Susarione, riconoscendo la probabile o possibile origine di certi dati (o le più plausibili aree di incubazione di certe notizie), ma evidenziando anche gli autoschediasmi o le innovazioni forse prodotte in certi testimoni; riconsiderare la storia e, più in generale, la cultura arcaica di Megara, per capire se e come in essa avrebbe potuto mettere radici la tradizione relativa all’origine della commedia e alla provenienza di Susarione (e chi avrebbe potuto promuovere – o ostacolare – il successo di una simile tradizione). Dare un padre alla commedia spazia, così, dalla poesia omerica ai più tardi trattati sulla commedia, dai poeti comici attici ai glossatori medievali, dialogando con Solone, Pisistrato, Aristotele, il Marmor Parium, Clemente Alessandrino, Mario Plozio Sacerdote, Giovanni Diacono: una messe di fonti letterarie – spesso in prima traduzione italiana – che aprono, insieme ai dati archeologici e storico-culturali sull’antica Megara, uno squarcio nel complesso e affascinante panorama delle testimonianze sulla nascita della poesia drammatica greca.
 
Questo volume raccoglie gli Atti del convegno universitario Gyné, Mulier e Madonna. Donne di teatro, devozione, poesia, svoltosi presso l’Università degli Studi di Torino l’8 e 9 marzo 2016. Autori dei contributi contenuti in questi Atti sono alcuni studenti laureati presso l’Università degli Studi di Torino, impegnati attivamente nello studio e nella divulgazione della cultura classica e umanistica. Il convegno, di taglio interdisciplinare, è incentrato sulla poliedrica valenza della figura femminile nella letteratura, nella storia e nella filosofia, tematica già ampiamente discussa e dibattuta ma capace di non esaurire mai la propria portanza e centralità nell’ambito degli studi classici, moderni e contemporanei. Il convegno universitario, così come la pubblicazione di questi Atti, è un’attività del Progetto Odeon, una realtà associativa di studenti di scienze umanistiche operanti all’interno del dipartimento STUDIUM che da anni dedica i propri sforzi alla tutela e alla diffusione del sapere antico e medievale grazie alla realizzazione di laboratori, incontri e conferenze a livello regionale e nazionale.
 
La parodia, lungi dall’essere una mera ‘industria’ del divertimento, è un’arte complessa e prodigiosa, uno ‘spazio’ in cui entrano in libero contatto forme e stili eterogenei, materiali disparati, in una sorta di impasto paradossale: nel mondo parodico non c‘è più distanza tra ciò che è alto e ciò che è basso, tra ciò che è nobile e ciò che è meschino. Aristofane, il più prestigioso commediografo greco, fa della forma parodica uno degli elementi peculiari e fondanti della sua poetica. Siamo nell’Atene del V secolo a.C. La messinscena delle commedie è parte essenziale delle feste in onore di Dioniso: il ‘testo’ aristofaneo agisce in un luogo ben determinato, il teatro, frequentato da migliaia di Ateniesi di differente estrazione socio-culturale. Nella commedia intitolata Ecclesiazuse (vv. 1154-1156), lo stesso poeta distingue due gruppi di spettatori, l’élite dei «cólti» e la grande (e rozza) massa dei «ridanciani»: gli uni e gli altri saranno stati destinatari – a livelli diversi, corrispondenti ai loro disomogenei livelli di competenza – dei numerosissimi giochi parodici esperiti da Aristofane. C’è di più. Il poeta comico riversa la sua verve parodica su tutto e su tutti (Omero, la lirica arcaica, l’opera di Erodoto, l’oratoria politica e, eminentemente, il teatro tragico); e inoltre, in virtù della pluridimensionalità del genere teatrale, egli affida la riuscita delle sue parodie a quella interazione tra segni diversi (parola, scena, metro ecc.) che costituisce il tratto specifico del testo spettacolare.
 
Questo volume raccoglie gli Atti del secondo convegno interuniversitario degli studenti laureati «Né la terra, né la sacra pioggia, né la luce del sole». Il senso del tragico nelle letterature greco-latina e cristiana antica dalle origini al XII secolo d.C., svoltosi presso l’Università degli Studi di Torino il 22-23 maggio 2017. Autori dei contributi qui raccolti sono studenti laureati presso università italiane ed estere, impegnati attivamente nella ricerca e nella divulgazione della cultura classica e umanistica. Il convegno universitario, così come la pubblicazione di questi Atti, è un’attività del Progetto Odeon, una realtà associativa costituita da studenti e studiosi di scienze dell’antichità che ha la sua base operativa all’interno del Dipartimento STUDIUM dell’Università di Torino e da anni dedica i propri sforzi alla tutela e alla diffusione del sapere antico e medievale grazie alla realizzazione di laboratori, incontri e conferenze.
 
Frammenti sulla Scena è la serie scientifica ufficiale del Centro Studi sul Teatro Classico dell’Università degli Studi di Torino; accoglie contributi di studiosi internazionali dedicati all’indagine degli aspetti letterari, linguistici, antropologici, archeologici e papirologici del dramma greco-latino frammentario e delle tradizioni teatrali minori del Mediterraneo.
Lo scopo di questa serie è pervenire, mediante l’apporto di tutte le discipline afferenti alle scienze dell’antichità, a delineare una nuova visione di insieme del patrimonio letterario rappresentato dai testi teatrali pervenuti in forma frammentaria o noti per tradizione indiretta.
 
Questo volume raccoglie gli Atti del primo convegno internazionale The Forgotten Theatre. Mitologia, tradizione e drammaturgia del teatro frammentario greco‑latino svoltosi presso l’Università degli Studi di Torino dal 29 novembre al 1 dicembre 2017.
 
Questo volume raccoglie gli Atti del terzo convegno interuniversitario degli studenti laureati Homo Loquens. Valori e veicoli della parola nel mondo antico e medievale, svoltosi presso l’Università degli Studi di Torino il 2 e 3 maggio 2018.
 
Le prime tragedie eschilee, a noi giunte, inaugurano la stagione del Teatro occidentale all’insegna di un comune denominatore: la guerra e le relative conseguenze, fisiche e psicologiche, su vinti e vincitori. Questa ricerca tende a indicare una radice comune ai Persiani, ai Sette contro Tebe e alle Supplici nella certezza che in questi drammi è possibile trovare un macro tema dedicato al pubblico del quinto secolo a. C., ancora valido per la nostra società nel difficile momento distopico in cui viviamo. Il saggio è sorretto da un solido ancoraggio ai fatti storici successivi alle Guerre Persiane, nella lotta che l’élite ateniese affrontò tra il 472 (data della messa in scena dei Persiani) e il 461 a. C. (anno in cui muore Efialte). Molto importante anche il soggiorno siciliano di Eschilo che, se inserito in una lettura ideologica, può offrirci nuove prospettive sull’azione che la drammaturgia svolgeva per trovare una soluzione all’evidente crisi del modello clistenico. Eschilo ha infatti, in Sicilia, la possibilità di mettere a confronto la democrazia e il regime autocratico. Ecco, quindi, che il percorso cronologico diventa, in parte, anche un piccolo giallo storico-letterario aperto a una diversa lettura rispetto alla tradizionale immagine del poeta-soldato. Il nostro autore, come Euripide, sembra cercare, al di là di confini istituzionali predefiniti, una figura ideale e soprattutto un uomo politico che sappia guidare con autorevolezza la sua città. Una breve indagine sui frammenti eschilei relativi a drammi di argomento bellico conclude questo itinerario.
 
Il volume, dedicato alla sezione del quarto libro dell'Onomasticon realtiva ai meccanismi drammaturgici, si apre con una ricca introduzione volta a ricostruire il contesto storico-letterario in cui è attivo Polluce. Il lessicografo rappresenta infatti la perfetta sintesi delle tendenze intellettuali del secondo secolo d.C. In tal senso, la rassegna teatrale polluciana viene presentata quale una sorta di antologia di citazioni e/o descrizioni spesso celate in una specie di dizionario tematizzato. Il libro si propone dunque di mostrare come l'autore, nella fase di censura verso il cosiddetto Tardo Antico, sappia offrire ai suoi contemporanei, nonché a noi moderni, una galleria di immagini, accostate senza alcun criterio cronologico. Dopo una breve presentazione dei contenuti dei singoli paragrafi, segue la traduzione con testo greco a fronte, per facilitare la comprensione testuale dei loci più complessi da un punto di vista tanto esegetico quanto lessicale.
 
 
 
                     
 
          
 
                                                                               
 
 
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